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2020 ‒ Resistenza e vulnerabilità
STRATEGIA D'INVESTIMENTO
GENNAIO 2020
Laurent Denize,
GLOBAL CO-CIO &
GLOBAL HEAD OF FIXED INCOME
In termini relativi preferiamo le azioni europee, soprattutto le small cap francesi che, lasciate ingiustamente indietro, offrono ancora una buona possibilità di rivalutazione
Se solo avessero avuto il coraggio di investire, gli investitori avrebbero difficilmente sbagliato lo scorso anno. Tutte le principali classi d’attivi hanno guadagnato. Ad ogni modo, malgrado la crescita a doppia cifra per quasi tutti i mercati azionari, i fondi azionari hanno registrato flussi in uscita, dovuti a un mercato caratterizzato da turbolenze politiche e da una crescita in rallenta-mento. Quali lezioni è possibile trarre per il 2020 da un 2019 che si è rivelato essere migliore del previsto?
Stabilizzazione della crescita: Lo scorso anno, la crescita economica globale si è stabilizzata a un livello di circa il 3%, ben al di sotto del 4% registrato nel 2017, ma anche ben lontano dalla recessione temuta dal mercato. Anche se la crescita negli USA ha a malapena ceduto terreno negli anni successivi, i dati della zona euro, in particolare le esportazioni e la situazione dell’economia tedesca, fortemente legata alle auto, sono stati particolarmente negativi. Anche in questo caso, però, non ci aspettiamo ulteriori peggioramenti il prossimo anno. Anche se il vento di coda dell'economia stabilizzatrice aiuta, gli investitori dovranno comunque fare i conti con un contesto di mercato fragile nel 2020. Cinque punti salienti:
Maggiore incertezza legata al protezionismo: la guerra commerciale di Donald Trump ha incrementato i costi dei dazi ma, come previsto, non è riuscita nel suo intento di ridurre il deficit della bilancia commerciale. Malgrado l’accordo di “fase uno” raggiunto a fine anno, la politica commerciale statunitense resterà imprevedibile e cercherà di contenere la Cina come potenza emergente, influenzando il clima d’investimento su scala mondiale negli anni a venire.
Politica monetaria accomodante: in risposta all’aumentata incertezza politica, la Fed ha dato il via ad un’inversione di politica monetaria, seguita a ruota da altre banche centrali, come la BCE. Dopo tre tagli dei tassi d’interesse nel 2019, la banca centrale USA probabilmente non farà altri tagli nel 2020, anno di elezioni. Malgrado una politica monetaria estremamente accomodante, l’inflazione è rimasta moderata su entrambe le sponde dell’Atlantico. A causa però di fattori interni come l’aumento degli stipendi e di elementi esterni come un aumento nei prezzi delle importazioni, ci aspettiamo, prima o poi, un rialzo dell’inflazione.
Solidità interna: anche se i settori industriali più dipendenti dalle esportazioni, malgrado alcuni piccoli segnali di ripresa, continuano a subire i cali nel commercio globale, i settori edile e dei servizi approfittano della poca disoccupazione e di tassi d’interesse modesti.
La situazione in Germania: il modello economico tedesco, fortemente dipendente dalle esportazioni, sta mostrando tutti i suoi limiti. È lecito chiedersi se da questa situazione scaturiranno impulsi per migliorare l’integrazione dell’UE o per investimenti lungimiranti.
Frammentazione politica: un paesaggio politico più frammentato sta per sostituire sistemi bipartitici ben stabiliti. I partiti populisti non ne approfitteranno necessariamente, anche se l’incertezza è in aumento.
Obbligazioni: con gli incentivi dei programmi di acquisto di attivi della BCE e il “flight to safety”, costi quel che costi, tutti i segmenti del mercato obbligazionario hanno fatto il botto nel 2019. Il potenziale per ulteriori aumenti nel 2020 è quindi alquanto contenuto. L’offerta di titoli investment grade scarseggia, per via degli acquisti della banca centrale e dei flussi in entrata nei fondi obbligazionari, che dovrebbero sostenere i prezzi. Nel segmento high-yield, i casi d’insolvenza dovrebbero aumentare, anche se potrebbero rimanere bassi in virtù della stabilità dell’economia. Consideriamo che vi sia ancora valore nell’opzione investmentgrade. Nel settore dell’high yield preferiamo tatticamente le obbligazioni con rating B, che conservano un forte potenziale di recupero.
Azioni: le azioni USA, che presentano valutazioni elevate in base ai criteri tradizionali (come Shiller-P/E) non hanno più molto potenziale di rialzo. In termini relativi preferiamo quindi le azioni europee, soprattutto le small cap francesi che, lasciate ingiustamente indietro, offrono ancora una buona possibilità di rivalutazione.
Private Equity: Anche il settore del private equity può considerarsi soddisfatto dell’anno appena concluso. La tendenza verso un ritiro dai listini continuerà a sostenere il segmento nell’anno a venire. Alla luce, però, di elevate valutazioni e operazioni costose, il mercato secondario offre un profilo rischio/opportunità più allettante.
Nuovi modi d’investire - AI e investimento sostenibile: È fondamentale oggi ripensare a come si investe.
Analizzando i portafogli con l’intelligenza artificiale siamo in grado di prevedere i principali trend dei prossimi anni e d’identificare le società più promettenti.
L’analisi dei criteri ESG, se integrata correttamente nel processo d’investimento, fornisce maggiore chiarezza sulle società e consente di esaminare in modo più preciso i rischi non coperti da un approccio tradizionale (clima, reputazione,…). Entrambe le tendenze forniranno agli investitori a lungo termine eccezionali opportunità d’investimento negli anni a venire.
Sintesi: Per riassumere, preferiamo le azioni alle obbligazioni, l’Europa agli USA e le dimensioni (small cap) rispetto al momentum. Ciò che potrebbe farci cambiare idea sarebbe una ripresa imprevista nell’inflazione con tassi obbligazionari in aumento, che avrebbe ripercussioni sulle valutazioni dei titoli. Le crisi geopolitiche potrebbero scoppiare rapidamente, con conseguenze imprevedibili. Poiché il mondo sarà fragile, le nostre strategie d’investimento devono essere flessibili.